STALAG 339 - Percorso fotografico nella risiera di San Sabba a Trieste
Walter Slatich
Tutti devono sapere che delitti come questi non vengono prescritti. (Simon Wiesenthal)
Seconda edizione del volume fotografico sulla Risiera, grande complesso di edifici dello stabilimento per la pilatura del riso – costruito nel 1913 nel periferico rione di San Sabba – venne dapprima utilizzato dall’occupatore nazista come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339). Verso la fine dell’ottobre, esso venne strutturato come Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
Nel periodo gennaio – marzo 1944, i nazisti lo trasformarono in forno crematorio… questa nuova struttura venne collaudata il 4 aprile 1944, con la cremazione di settanta cadaveri di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di tiro di Opicina. Triestini, friulani, istriani, sloveni e croati, militari, ebrei: bruciarono nella Risiera alcuni dei migliori “quadri” della Resistenza e dell’Antifascismo.
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Scomparso nel 2016, lo ricordiamo con uno stralcio di una intervista… Walter Slatich metalmeccanico-poeta’ come si definì lui stesso allora, .
In quella intervista tutto si concentra intorno ai temi del lavoro, dell’acqua, della memoria storica, quindi della sofferenza umana e della voglia di riscatto. Il tema della fotografia, il vissuto personale, il talento e la sensibilità di Walter e, aggiungerei, del suo intervistatore, diventano perciò strumenti per dare voce e luce temi più importanti, interpretati dagli autori in maniera coerente, proprio come in una “fotografia”.
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