Nel campo del colonnello Cody la fantasia vola lontano, a cercare nella storia, nella leggenda e nei ricordi che svaniscono.
(Da un quotidiano del 12 maggio 1906)
“Quattro giorni a maggio ” scrive Tullio Kezich nel presentare il volume e, mutuando il titolo da un noto film, accosta alla settima arte l’arrivo a Trieste nel maggio 1906 del Buffalo Bill Wild West Show, variopinta coorte equestre del colonnello William Cody.
E se indiani e cow boys fanno parte dell’immaginario cinematografico, per converso, nel libro sono colti nella quotidianità dalle tante tracce lasciate durante il loro tumultuoso soggiorno in città. Qui si racconta la storia di quei giorni attraverso le fotografie i giornali, i documenti e i ricordi di allora. Se nel cinema la realtà diventa mito, in Buffalo Bill a Trieste si rifà cronaca e, magari, microfrazione di Storia.
L’autore, triestino che si occupa di storia e di fotografia (con pubblicazioni diverse, ma non per professione), riceve la prima spinta a curiosare sull’arrivo in città della troupe di Buffalo Bill dal padre, che da bambino lo aveva entusiasmato raccontandogli di aver “visto gli indiani in Via Rossetti”. Tanti anni dopo, il rinvenimento di lastre fotografiche con le immagini dello spettacolo triestino del colonnello Cody lo convincono a portare a termine il gioco, da cui il libro, che gli ha permesso di entrare nelle vicende della città di allora e nei ricordi del genitore.
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